Quali controlli sono necessari dopo la terapia di un tumore della tiroide?

Nella maggior parte dei pazienti, dopo i primi mesi è sufficiente un controllo ambulatoriale una volta all’anno, con esami del sangue e (spesso) un’ecografia del collo.

La maggior parte dei tumori tiroidei presenta un basso rischio di recidiva. Le recidive tuttavia possono manifestarsi anche a distanza di molti anni dalla diagnosi, motivo per cui i controlli (“follow-up”) devono essere proseguiti per tutta la vita.

Per lungo tempo il follow-up dei tumori della tiroide prevedeva lo stesso protocollo per tutti i pazienti. Negli ultimi anni invece la strategia viene personalizzata per ogni paziente, sulla base della clinica dell’età e del rischio iniziale di recidiva che può cambiare nel tempo venendo ricalcolato ad ogni successiva valutazione clinica.

Tumore tiroide esami e controlli post trattamento

È importante rivolgersi a Centri di riferimento, in cui un’equipe multi-disciplinare composta da personale qualificato ed esperto sia in grado di valutare le migliori modalità di follow-up per il singolo paziente.

Gli strumenti che vengono utilizzati per valutare eventuali recidive sono: esami del sangue (dosaggio di tireoglobulina e anticorpi anti-tireoglobulina, dosaggio della calcitonina nei tumori midollari), ecografia del collo, in casi selezionati scintigrafia con radio-iodio o indagini di secondo livello (ad es. TC, PET, RM).

Esami del sangue

La tireoglobulina è una molecola normalmente prodotta dalle cellule tiroidee, che nella tiroide sana rappresenta la forma di immagazzinamento degli ormoni tiroidei nelle cellule. Quando viene asportata la tiroide i livelli di tireoglobulina calano. I tumori tiroidei “differenziati” mantengono la capacità di produrre tireoglobulina, motivo per cui in presenza di recidiva o persistenza di malattia i suoi livelli si alzano.

Il dosaggio della tireoglobulina è dunque un esame a elevata sensibilità e specificità dopo tiroidectomia totale, ovvero è in grado di fornire informazioni attendibili sull’eventuale persistenza o ricomparsa di cellule tiroidee dopo l’intervento.

È importante che venga eseguita sempre nello stesso laboratorio. I risultati devono essere interpretati da specialisti in grado di valutare il contesto clinico di ogni paziente e associare i dati di laboratorio agli altri parametri clinici e strumentali.

Non può essere utilizzata nei tumori indifferenziati e anaplastici, in cui le cellule perdono la capacità di sintetizzare la molecola.

In alcuni pazienti il dosaggio della tireoglobulina può risultare non attendibile per la presenza di anticorpi anti-tireoglobulina (presenti in circa il 25% dei pazienti con tumore tiroideo differenziato). Gli anticorpi persistono nel sangue anche per anni dopo l’intervento di tiroidectomia, ma in caso di guarigione tendono a ridursi progressivamente.

Nei tumori midollari della tiroide il marcatore utilizzato agli esami del sangue è invece la calcitonina, la molecola prodotta dalle cellule C o parafollicolari, da cui ha origine la neoplasia.

Ecografia del collo

Ecografia del collo tumore tiroide

L’ecografia del collo rappresenta un esame a basso costo, ampiamente disponibile e senza effetti collaterali. Se eseguita da personale qualificato è in grado di individuare lesioni di dimensioni molto piccole.

L’esame ecografico è in grado di individuare eventuali recidive del tumore a livello della loggia tiroidea o dei linfonodi del collo.


A seconda della localizzazione e delle dimensioni dei linfonodi sospetti, può essere richiesto un agoaspirato linfonodale con eventuale dosaggio della tireoglobulina sul liquido di lavaggio dell’ago, per valutare la presenza di metastasi da tumore tiroideo.

L’indicazione dipende dal contesto clinico, dalla presenza di comorbidità e da un’attenta analisi di rischi e benefici, che tiene conto anche delle preferenze del paziente. L’osservazione nel tempo di lesioni linfonodali di piccole dimensioni (sorveglianza attiva) è la strategia seguita nella maggior parte dei casi.

Scintigrafia total-body

La scintigrafia total-body è indicata nei pazienti ad alto rischio di recidiva, a distanza di 6-12 mesi dalla terapia con radio-iodio, sulla base di un’attenta valutazione del quadro da parte dell’equipe che segue il paziente.

In casi rari e selezionati, può rendersi necessaria l’esecuzione di esami di secondo livello, quali la PET o la risonanza magnetica.

Francesca Perticone
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